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Un paese a due velocità: piccoli e grandi comuni italiani, aumenta il divario demografico

Un paese a due velocità: piccoli e grandi comuni italiani, aumenta il divario demografico

Data Pubblicazione19 Nov 2019

Dal 2011 al 2019 diminuisce la popolazione nei piccoli Comuni, mentre aumenta nelle città. La fusione dei Comuni potrebbe essere la soluzione per garantire servizi di qualità anche in periferia.

Piccoli e grandi Comuni d’Italia siederanno fianco a fianco al congresso nazionale dell’Anci in programma ad Arezzo dal 19 al 21 novembre. Eppure, dal 2011 ad oggi, secondo l’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, i 7.914 municipi del Paese hanno mostrato tendenze demografiche anche significativamente differenti.

L’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est

Infatti, negli ultimi 8 anni, suddividendo i Comuni in classi sulla base del numero di abitanti, si possono osservare trend anche molto diversi. I Municipi più piccoli, quelli con meno di 500 abitanti, hanno perso in media il 6,9% della popolazione. Quelli con un numero di residenti compreso tra 500 e 1.000 hanno segnato un calo del 5%. I Comuni con una popolazione tra 1.000 e 3.000 persone evidenziano una flessione del 3,1%. I Municipi con un totale di abitanti compreso tra 3.000 e 5.000 mostrano una diminuzione dello 0,9%. Bisogna quindi arrivare ai Comuni con più di 5 mila abitanti per osservare un’inversione di tendenza, con un aumento di popolazione tra 2011 e 2019 che è via via più elevato man mano che aumenta la dimensione demografica: +0,4% tra 5.000 e 10.000 residenti; +1,7% tra 10.000 e 20.000; +1,9% tra 20.000 e 50.000; +2,2% tra 50.000 e 100.000; +2,9% tra 100.000 e 250.000; +3,4% nelle città con più di 250.000 abitanti.

Questo trend demografico ha comportato l’aumento in valore assoluto del numero dei piccolissimi Comuni da un lato (passati da 781 a 853 dal 2011 al 2019) e dei Municipi medio-grandi dall’altro (con oltre 20 mila residenti). In altre parole, in Italia le città sono sempre più popolate, mentre i piccoli borghi continuano a spopolarsi.

E’ quindi la fotografia di un Paese sempre più a due velocità quella che emerge dall’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est. E’ evidente come i Comuni che crescono sono quelli vicini alle grandi città ed alle principali infrastrutture, mentre il calo demografico riguarda le aree marginali.

Il trend nel Nordest

Per quanto riguarda il Nordest, in Veneto e Friuli Venezia Giulia si conferma il trend nazionale, con i Comuni più piccoli che evidenziano il calo demografico più marcato. In particolare, in Veneto la diminuzione demografica coinvolge soprattutto i piccoli Municipi delle aree montane e delle basse pianure, risparmiando solamente l’area centrale più industrializzata. In Trentino Alto Adige, invece, i numeri evidenziano una situazione diversa, ed anche le realtà più piccole non paiono così in crisi. Probabilmente non è un caso che il Trentino Alto Adige sia la regione che con più convinzione si è mossa sul fronte delle fusioni dei Comuni, realizzandone più di tutte le altre negli ultimi anni.

“Lo spopolamento delle aree marginali ha messo in difficoltà la sostenibilità dei servizi locali e nei prossimi anni aumenteranno ancora i problemi per i piccoli Comuni, che faticheranno a garantire servizi adeguati – sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est. Se vogliamo ridare dignità a chi decide di vivere in periferia, è opportuno innalzare la qualità dei servizi. Non basta la buona volontà di molti amministratori locali: i servizi diventeranno efficienti e sostenibili solo se i Comuni decideranno di mettersi insieme. Non attraverso convenzioni o unioni – strumenti in crisi in tutto il Veneto – ma attraverso la fusione dei piccoli Comuni.

Si tratta di promuovere dal basso un processo di revisione dell’assetto istituzionale, volto sia alla razionalizzazione della spesa pubblica, sia all’efficientamento delle amministrazioni locali attraverso il loro accorpamento. Ogni Comune dovrebbe scegliersi autonomamente i propri “compagni di viaggio”: solo una riforma “sartoriale”, cucita su misura in base alle esigenze delle comunità e votata dai cittadini attraverso un referendum, potrà permettere la sopravvivenza delle piccole realtà ed il loro rafforzamento.

Sono favorevole all’aumento dell’indennità prevista per la carica di Sindaco – conclude Ferrarelli – perchè è doveroso riconoscere l’impegno che gli amministratori dedicano al proprio territorio. Ma, al tempo stesso, sono certo che questo provvedimento non basterà a risolvere i problemi dei piccoli Comuni, che invece hanno bisogno di nuovi progetti per costruire il proprio futuro.”