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Il tesoro dell’imposta di soggiorno: in Veneto vale 71 milioni di euro

Il tesoro dell’imposta di soggiorno: in Veneto vale 71 milioni di euro

Data Pubblicazione25 Lug 2018

Il presidente della Fondazione Think Tank Nord Est Antono Ferrarelli: “E’ un’entrata vitale per le amministrazioni che non può essere eliminata ma va’ investita nel rendere ancora più competitiva l’industria del turismo”

Il giacimento d’oro del Veneto rimane il turismo: secondo le stime della Fondazione Think Tank Nord Est nel 2018 solo con l’imposta di soggiorno entreranno nelle casse dei Comuni della regione almeno 71 milioni di euro, con un incremento rispetto l’anno scorso del + 20%, ovvero di circa 12 milioni di euro. E’ la conferma della crescita del settore, e questi denari sono solo la punta dell’iceberg della ricchezza creata, e della ricaduta positiva per tutto il tessuto economico regionale a partire dagli operatori, le imprese e tutti i soggetti che a vario titolo lavorano anche con il turismo.

Per quanto riguarda gli incassi dell’imposta di soggiorno, a livello territoriale a svettare in graduatoria è sempre la provincia di Venezia, con 46,8 milioni di euro di incassi stimati (pari al 66% del totale regionale; con il Comune di Venezia che da solo incassa 30.500.000 di euro, Jesolo 5.117.000, San Michele al Tagliamento-Bibione 4.000.000, Cavallino-Treporti 3.200.000, Caorle 2.620.000 e Chioggia 900.000) registrando un aumento stimato rispetto al 2017 di quasi il 18%.

A seguire c’è la provincia di Verona, che dovrebbe incassare circa 12,7 milioni di euro, con una crescita del 20% (Verona 2.900.000 euro, Bardolino 1.775.000, Lazise 1.500.000, Peschiera del Garda 1.473.000, Malcesine 1.280.000, Garda 780.000, Castelnuovo del Garda 657.000).

In terza posizione c’è la provincia di Padova con 5,8 milioni di incasso (Abano Terme con 2.460.000 euro supera Padova con 1.900.000, segue  Montegrotto Terme a 1.200.000), ed è l’unica provincia che a fine anno dovrebbe registrare una flessione del -3% sul 2017.

Il Bellunese guadagna una posizione in classifica rispetto all’anno scorso con il quarto posto, e un gettito previsto di 2,75 milioni di euro (Cortina 1.500.000 euro, Livinallongo del Col di Lana 270.000, Auronzo di Cadore 270.000, Falcade 130.000 e Belluno 125.000), grazie ad una crescita record stimata di incassi oltre il 200% rispetto il 2017.

La provincia di Treviso al quinto posto dovrebbe incamerare 1,4 milioni di euro, con un +30% rispetto all’anno precedente. Incasserà più di tutti Mogliano Veneto con 326.000 euro, superando Treviso con 263.000, Preganziol 130.000, Villorba 120.000, Conegliano 110.000.

Nella provincia di Vicenza poco più di 1 milione di euro, con un +38% di incassi con al primo posto il capoluogo Vicenza con 550.000 euro, poi Asiago 260.000 e Bassano del Grappa 100.000.

Chiude Rovigo circa 500 mila euro che equivalgono ad un +66% rispetto al 2017. Di questi denari Rosolina incassa più della metà; 360.000 euro.

Una montagna di soldi che, complice la crescita del turismo della nostra regione in generale e di alcune aree in particolare (dalle città d’arte alle località montane e costiere), continua a lievitare di anno in anno. E quest’anno con una novità: l’imposta di soggiorno è stata esclusa dall’insieme dei tributi sottoposti al blocco degli aumenti introdotto dalla Legge di Stabilità e così i Comuni che non ce l’avevano l’hanno potuta istituire e quelli che già l’avevano hanno potuto modificare l’importo previsto. E così, per tutte le amministrazioni, incassi sempre più alti; dalle spiagge alle montagne.

“Gli introiti dell’imposta di soggiorno sono necessari per le amministrazioni che hanno subìto significativi tagli di risorse dal governo centrale negli ultimi anni e non vanno aboliti, ma utilizzati strategicamente – sostiene Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est –. Su questi soldi deve esserci un vincolo: i Comuni devono trasformare questi incassi in investimenti strategici legati al turismo. C’è chi dovrebbe creare più eventi, chi rinnovare l’immagine, chi garantire una viabilità in grado di risolvere i congestionamenti nei momenti di maggior afflusso. Le risorse a disposizione sono un’opportunità per rendere ancora più competitivo il turismo, a questo punto la principale industria del Veneto. Tra le strategie da sviluppare c’è l’allungamento della stagionalità con eventi e momenti attrattivi anche nei periodi di coda e inizio stagione estiva, ma anche nuovi servizi pensati per il turismo di nicchia e che spende ed iniziative anche sulla sicurezza e sui servizi che di fatto rendano sempre più confortevole il periodo di vacanza. Tutte iniziative che è fondamentale progettare e concordare con gli operatori turistici e non pianificare a caso– conclude Ferrarelli –. La strategia di fondo è ben chiara: se si migliora l’esperienza della vacanza i turisti ne parleranno bene e torneranno, alimentando l’appetibilità della località anche verso quei viaggiatori che hanno una capacità di spesa maggiore”.