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“Luoghi minori” della cultura: la vicinanza a Venezia non basta

“Luoghi minori” della cultura: la vicinanza a Venezia non basta

Data Pubblicazione12 Mar 2019

I siti culturali statali meno noti non “decollano”. Serve una strategia pubblico-privata condivisa per far crescere tutto il territorio.

Il 79% degli ingressi nei musei statali in Veneto lo raccoglie Venezia, che in poco più di vent’anni ha visto più che raddoppiare gli accessi ai suoi poli museali, passati dai 391.965 del 1996 ai 786.212 del 2018 (non si considerano i musei civici). A dirlo è la Fondazione Think Tank Nord Est, che elaborando i dati recentemente diffusi dal MiBAC sui musei nazionali ha cristallizzato in cifra il potente effetto calamita sul turismo esercitato dalla ricchezza dei siti culturali in Centro storico.

A fare la parte del leone è il Museo archeologico ospitato negli ambienti delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco, che in 22 anni è passato dai 14.537 visitatori del 1996 ai 337.122 del 2018, con un balzo mostruoso di biglietti strappati pari al +2.219,1% in ventidue anni. Un record che ovviamente è confermato anche dalla quota complessiva dei visitatori nel 2018, pari al 33,8% di tutti i visitatori dei musei lagunari. Segue, per crescita a quattro cifre percentuali, il Museo d’arte orientale Marco Polo ospitato a Palazzo Pesaro, che dai 5.275 visitatori del 1996 è passato agli attuali 83.364, con un balzo in 22 anni del +1.480,4% e con una quota dell’8,4% dei visitatori globali nel 2018 nei musei veneziani. Un boom di presenze, quello dei due musei, che ha fatto solo lievemente calare i numeri importantissimi di altri due pilastri culturali della città, le Gallerie dell’Accademia e la Galleria Franchetti alla Ca’ d’Oro. Le Gallerie dell’Accademia con i suoi 310.213 visitatori del 1996 e i suoi 288.501 del 2018 rimangono il secondo museo statale più visitato in assoluto nel Veneto con il 29% dei visitatori complessivi e una flessione negli ultimi 22 anni del -7%. La Galleria Franchetti, che come presenze nel 2018 risulta al quarto posto dopo l’Archeologico, l’Accademia e il Marco Polo, è passata dai 61.940 visitatori del 1996 ai 58.380 del 2018, con un calo del -5,7% e una frequentazione da parte del 5,9% del pubblico che entra nei musei statali veneziani. Fuori lista, per mancanza di dati storici in quanto Palazzo Grimani è operativo come museo del MiBAC dal 20 dicembre 2008, è il Museo che qui vi ha sede, il quale nel 2018 ha accolto 20.216 visitatori e richiamato il 2% dei 786.212 accessi complessivi registrati a Venezia lo scorso anno.

Ma cosa succede negli altri musei statali attivi nella città metropolitana e che si devono dividere, assieme a tutti quelli del Veneto, il restante 21% degli accessi registrati in regione? Esclusa Villa Pisani a Stra che da sola ha richiamato il 12,6% dei visitatori museali passati in Veneto nel 2018 (125.637 gli ingressi lo scorso anno rispetto ai 129.098 del 1996, con un calo del -2,7%), praticamente nulla. Il museo di Quarto d’Altino, sommato al circuito museale di Concordia Sagittaria e Portogruaro, arriva al 2,7% dei turisti complessivamente entrati nel 2018 nei musei del Veneto: in sostanza due intere aree culturali (nel 2018 sono stati 15.258 gli accessi al circuito museale Concordia-Portogruaro e 12.332 a Quarto d’Altino) riescono a malapena a superare solo l’ultimo in classifica dei musei statali di Venezia, quello ospitato a Palazzo Grimani.

“Il carico turistico su Venezia è al limite del collasso – ricorda Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – e quindi la distribuzione delle visite negli altri poli museali del territorio potrebbe giovare in primis al capoluogo lagunare. A pochi chilometri dalla città storica ci sono siti culturali di grande importanza: imprese ed istituzioni dovrebbero collaborare di più per la valorizzazione di questi “poli culturali periferici”. Se Venezia fatica sempre più a gestire i flussi di turisti, per far crescere l’economia dell’intera città metropolitana va sviluppato un sistema di accoglienza integrato, in grado di gestire i grandi numeri della città storica e del litorale, ma al tempo stesso promuovere l’entroterra. In questa prospettiva – conclude Ferrarelli – la crescita di poli culturali come Quarto d’Altino, Concordia Sagittaria e Portogruaro può contribuire sia ad alleviare la pressione su Venezia, sia ad allungare la stagione estiva delle vicine spiagge”.