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Il futuro del Veneto Orientale passa per la terza corsia e per il Casello di Alvisopoli

Il futuro del Veneto Orientale passa per la terza corsia e per il Casello di Alvisopoli

Data Pubblicazione11 Lug 2016

Il presidente della Fondazione Think Tank Nord Est Antonio Ferrarelli chiede un’accelerazione ai lavori di potenziamento della A4 tra Veneto e Friuli. “Un pericoloso imbuto che frena l’economia e avvelena il territorio”. In autunno la Fondazione presenterà uno studio e organizzerà un dibattito pubblico con politici, imprenditori e parti sociali per discutere sui dati economici e i vantaggi per il territorio  con la realizzazione di casello e terza corsia

 

“Una infrastruttura incompleta sarà sempre un problema per il territorio. A causa di un potenziamento lento del tratto autostradale della A4 che attraversa il Veneto Orientale si sta inutilmente pagando un costo umano ed economico sempre più pesante”. A dirlo è il presidente della Fondazione Think Tank Nord Est Antonio Ferrarelli che dopo l’ennesima giornata nera sulla trafficatissima autostrada Venezia-Trieste rilancia la discussione sul casello di Alvisopoli, “che realizzato assieme al completamento della terza corsia, vero nervo scoperto, limiterebbe il problema insicurezza del tratto autostradale al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. A causa degli incidenti e delle code, troppo spesso anche la la viabilità ordinaria va al collasso, paralizzando così l’operatività economica di tutto il territorio e causando picchi di inquinamento atmosferico, ambientale ed acustico a causa di tir e mezzi che rimangono fermi in coda. Tutti disagi che pesano anche sulla popolazione residente”.

Il tratto autostradale in questione, poi, oltre che per gli incidenti, è famigerato per i disagi delle code chilometriche dell’esodo e controesodo estivo, e proprio per affrontare il tema infrastrutture nel Veneto Orientale, la Fondazione Think Tank Nord Est sta elaborando uno studio, coinvolgendo anche le associazioni di categoria del territorio. Completata, l’analisi metterà in luce dati economici, ipotesi di flusso e sviluppo del territorio a seconda delle soluzioni proposte, offrendo così gli spunti necessari per un ragionamento propositivo tra politici, amministratori e parti sociali interessate, che in autunno verranno invitati dalla Fondazione per un dibattito pubblico sul tema infrastrutture. “Vogliamo infatti confrontarci con tutti gli attori del territorio per capire in che modo si può favorire la crescita del Veneto Orientale – prosegue Ferrarelli –  a partire dal rafforzamento della dotazione infrastrutturale, considerando il ruolo sempre più strategico che nel futuro avrà il portogruarese”.

I primi dati che emergono dallo studio evidenziano l’insufficienza delle infrastrutture, soprattutto durante il periodo estivo (giugno, luglio e agosto) quando gli arrivi sul litorale dell’alto Adriatico da Lignano a Cavallino sono in media di 2,7 milioni, cui si aggiungono i “pendolari” delle spiagge. L’accesso ai lidi di Cavallino, Jesolo, Eraclea, Caorle, Bibione e Lignano è garantito da 52 km di autostrada (quasi tutta a due sole corsie per senso di marcia) con 6 caselli. In confronto, la Riviera Romagnola da Cervia a Gabicce Mare, con arrivi simili (in media 2,9 milioni nel trimestre estivo), ha 62 km di autostrade a tre corsie e 8 svincoli, 2 in più del Veneto Orientale. Una prima stima del “carico” estivo conferma; i “piccoli” caselli di Latisana, San Donà-Noventa e Roncade-Meolo in estate singolarmente superano tutti e tre per il numero di passaggi il casello di Rimini. Il risultato qui è quindi quello di un’infrastruttura inefficiente, un imbuto, che soffoca piuttosto che collegare e rilanciare il territorio. Diventando, a volte, anche tragicamente pericoloso, mortale.